Il sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano
Il sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano
diario africano scritto da Vincenzo Incenzo
Il genere letterario al quale si rifà l’autore è per certi aspetti quello del “taccuino da viaggio”, in voga nel secolo scorso (famosa è la prosa di Gozzano, al riguardo, ma di molti altri autori, come Gide, Proust, ma anche prima: Goethe, Heine… ma anche Dante con la sua “Comedia” in fin dei conti ci narra di un viaggio, ancorché fantastico, per mettersi in comunicazione con i personaggi del suo e di altri tempi; e infine arriviamo al “Il milione” di Marco Polo, che può essere considerato il libro principe della letteratura del genere).
La caratteristica del viaggio, della quale esso è una metafora, è la comunicazione: il viaggio mette in contatto, fa com-unicare (ma non sempre, purtroppo, o non nel migliore dei modi). L’autore nel suo “resoconto” coglie questo aspetto e anzi lo enfatizza. Quello che sente e vede nel suo viaggio e vissuto con forte partecipazione emotiva e con sentimenti intensi. Il “viaggio” di Incenzo, è anche il pretesto per un “dire poetico” intorno alle cose che vede: mi veniva in mente, scorrendo queste pagine, il grande racconto di Cechov “La steppa”: anche lì l’autore usa un’esile trama per scrivere non tanto un racconto, ma piuttosto per magnificare le bellezze della steppa e il carattere dei personaggi che la abitano.
C’è modo e modo di viaggiare: quello occidentale, intrusivo, curioso e spione, egocentrico e spesso rapace, che misura ogni evento ed ogni luogo col metro del proprio sistema di valori; e c’è un modo comunicativo, com-prendente, che filtra le immagini, le scene, i paesaggi le abitudini attraverso una sensibilità recettiva ed empatica, orientata all’altro. ne consegue che, al di là delle caratteristiche della prosa di questo autore – volutamente lenta come lo sono i ritmi di vita africani – il libro comunica un grande senso di pace e stimola all’attenzione per i particolari, alla comprensione di ciò che è diverso e inedito per un occidentale; e insieme comunica un senso di grande meraviglia, quella di colui che scopre non tanto “un mondo nuovo” ma il nuovo attraverso il mondo, ritrovando qualcosa di sé che era andato perduto.
Il significato più profondo del libro, il suo messaggio più vero, sembra dunque ruotare intorno a questi temi e a questi atteggiamenti mentali, a prescindere dalle numerosissime osservazioni di carattere etno-antropologico, interessanti e profonde, sugli usi, i costumi, la spiritualità, il senso morale e civico, la letteratura orale, ecc., che in genere ci si aspetta da un libro che narra un viaggio. Ecco, per questo motivo, il libro di Incenzo ci sembra qualcosa di meglio e di diverso di un semplice “resoconto”, pur ricco e interessante.
G. Lucini
Il sorriso d’avorio d’una ragazza d’ebano
diario africano scritto da Vincenzo Incenzo
El género literario al que se refiere el autor es en algunos aspectos el del “cuaderno de viaje”, en boga en el siglo pasado (la prosa de Gozzano es famosa a este respecto, pero de muchos otros autores, como Gide, Proust, pero incluso antes: Goethe, Heine … pero también Dante con su “Comedia”, después de todo, nos cuenta sobre un viaje, aunque fantástico, para comunicarnos con los personajes suyos y de otros tiempos; y finalmente llegamos al ” El millón “de Marco Polo, que puede considerarse el libro principal de la literatura de género).
La característica del viaje, de la cual es una metáfora, es la comunicación: el viaje conecta, te hace comunicarte (pero no siempre, desafortunadamente, o no de la mejor manera). El autor en su “informe” captura este aspecto y de hecho lo enfatiza. Lo que escucha y ve en su viaje se experimenta con una fuerte participación emocional y sentimientos intensos. El “viaje” de Incenzo es también el pretexto para un “dicho poético” en torno a las cosas que ve: pensé, al pasar por estas páginas, la gran historia de Chéjov “La estepa”: incluso allí el autor usa un trama esbelta para escribir no tanto una historia, sino más bien para magnificar la belleza de la estepa y el personaje de los personajes que la habitan.
Hay una manera y una forma de viajar: la occidental, intrusiva, curiosa y espía, egocéntrica y a menudo rapaz, que mide cada evento y cada lugar con el medidor de su propio sistema de valores; y hay una forma comunicativa y comprensiva que filtra imágenes, escenas, paisajes y hábitos a través de una sensibilidad receptiva y empática, orientada hacia el otro. se deduce que, más allá de las características de la prosa de este autor, deliberadamente lento como lo son los ritmos africanos de la vida, el libro comunica una gran sensación de paz y estimula la atención al detalle, la comprensión de lo que es diferente y sin editar para un occidental; y juntos transmite una sensación de gran asombro, el de quien descubre no tanto “un mundo nuevo” sino lo nuevo a través del mundo, encontrando algo de sí mismo que se había perdido.
El significado más profundo del libro, su mensaje más verdadero, parece girar en torno a estos temas y estas actitudes mentales, independientemente de las numerosas observaciones etnoantropológicas, interesantes y profundas, sobre los usos, costumbres, espiritualidad, sentido moral y cívico, literatura oral, etc., que generalmente se espera de un libro que narra un viaje. Aquí, por esta razón, el libro de Incenzo nos parece algo mejor y diferente que un simple “informe”, aunque rico e interesante.
G. Lucini